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L'autunno

La ragazza dello Sputnik

  • Cat
  • May 5, 2018
  • 4 min read

Finalmente l'ho finito di leggere! Ahhh. All'inizio pensavo che lo avrei finito in due giorni, essendo abbastanza breve e lo stile piuttosto scorrevole. E invece ci ho messo due settimane. Un tempo lunghissimo, nel quale avrei potuto iniziare e finire due libri di almeno 350 pagine, sempre che fossero coinvolgenti, però. Eccoci nel nocciolo della questione: questo è stato il vero problema, l'intoppo, la causa della mia fatica nell'andare avanti.

Ho preso questo libro spinta dalle recensioni positive, per la trama che mi sembrava interessante e generalmente poco ben trattata (lei che ama un'altra lei che non riesce a ricambiarla ma che è amata da un lui), e perché volevo dare ad Haruki una seconda possibilità. Infatti non è il primo romanzo di Murakami che leggo, ma il terzo. Dopo la mia incantevole se pur malinconica prima volta con "Norwegian Wood", che ho letto quando ancora frequentavo il liceo, avevo preso due anni dopo i due tomi del libro I, II e III dell'opera "1Q84", che quando uscì per la prima volta divenne un caso letterario commerciale mondiale, ma che a me deluse moltissimo. Il motivo principale fu la ripetitività. Lo stesso concetto ripetuto millecinquecentosessantatre volte. Lo stesso pezzo della storia ripetuto tremilanovecentoottantasette volte, cambiando una o due parole di qua e di là. Un supplizio. E qua mi fermo.

"La ragazza dello Sputnik" rigraziando gli Dei, è esente dalla ripetitività cronica, ma ha con "1Q84" non pochi punti in comune, che man mano che leggete capirete.

Partiamo dalla trama. Come ho scritto sopra il plot è piuttosto semplice e si mantiene così per i 2/3 del libro. Sumire è una ragazza eccentrica che sogna di scrivere un romanzo e di mantenersi scrivendo. Ha un rapporto di amore "platonico" con un ragazzo, del quale non scopriremo mai il nome, che come lei ama i libri e che da qualche anno lavora come insegnante. Lui è innamorato di lei, lei lo ricambia a metà. Non prova per lui nessuna attrazione fisica o sessuale, per cui tra i due può esserci solo una profonda amicizia.

Casualmente, al ricevimento del matrimonio della cugina, incontra Myu, una donna elegante a capo dell'azienda di famiglia che importa i vini in Giappone da tutto il mondo. Sumire se ne innamora subito ed accetta di lavorare per lei.

A partire da questo momento iniziano i guai e la narrazione che sembrava essere ambientata nella realtà quotidiana si ritorce su se stessa ritrovandosi sformata, aprendo un varco di possibilità in una realtà altra. Se avete letto "1Q84" avrete già capito che questo è una delle similitudini tra i due libri. Un'altra analogia, che si lega all'idea dei due mondi paralleli è l'amore che rischia di restare incompleto perché questi due mondi fanno da barriera tra gli amanti (in un libro gli amanti sono due, nell'altro tre).

L'idea di base, di entrambi i romanzi non è male. E anche la storia che si sviluppa, non è del tutto da buttare via. Ma le congiunzioni che ne dovrebbero tenere unita e solida tutta la struttura sono fragili e poco convincenti oltre che poco coinvolgenti. Un esempio può essere quando Sumire, scrivendo una lettera all'amico, giustifica il viaggio in Grecia come meritata vacanza dopo che lei e Myu sono state in giro per l'Europa (“per lavoro”) facendo shopping e andando a zonzo la metà del tempo. L'ho trovato fastidioso, come se mi si stesse prendendo in giro. Inoltre vi sono degli scatti improvvisi di tono, di ritmo dell'andamento narrativo che sono anche di atmosfera, che io ho percepito e sofferto come fossero sbalzi di temperatura estremi. La prima parte del romanzo è allegra, spensierata, semplice e aderente alla vita quotidiana. La seconda parte è lenta, noisa, vicina come atmosfera ad una serie tv di seconda categoria. La terza ed ultima parte è un sogno allucinatorio seguito da un brusco risveglio che ha meno senso del sogno. Sembrano tre segmenti di opere disgiunte, scritte a distanza di anni l'una dall'altra e forse per questo estranee l'una all'altra.

"La ragazza dello Sputnik" manca di unità, di coerenza non nella trama che ammette due realtà parallele e quindi una dimensione onirica (come in "Kitchen" di Banana Yoshimoto), ma nel come questa ci è stata mostrata, in uno stile narrativo che cambia quando non c'è n'è alcuna ragione.

E' comprensibile che lo stile e il tono possano essere diversi nel momento in cui si passa dal punto di vista di un personaggio ad un altro, ma non quando si tratta dello stesso personaggio. Non mi ha convinta del tutto.

Voto: 3/5

Un altrmotivo che mi ha spinto all'acquisto e alla lettura di questo libro è la copertina (se avete letto la recensione di Sete d'amore di Mishima Yukio saprete già che il ruolo delle copertina è cruciale per me). E' infatti ancora disponibile l'edizione del 2001, mentre la maggior parte dei romanzi di Murakami si trovano solo nelle edizioni più recenti, ormai omologati alla praticamente sempre identica copertina rosso/nera + crema banale e brutta. Per questa mia passione per le copertine vi lascio una gallery con alcune copertine del libro :)

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